Sta facendo molto discutere da un po’ di tempo, anche nell’entroterra della provincia di Imperia, lo sviluppo della legge 131 del 2025, che ridefinisce i criteri per la classificazione dei Comuni montani, con l’obiettivo di fornire una definizione aggiornata, univoca e oggettiva del concetto di “montagna” in Italia.
Ora nella sua fase conclusiva, il provvedimento, promosso dal ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli (Lega), interviene rimodulando completamente la classificazione, fondandola su parametri altimetrici e morfologici.
Secondo la nuova normativa infatti un Comune è considerato montano se almeno il 25% della sua superficie si trova oltre i 600 metri di quota e il 30% presenta una pendenza pari o superiore al 20%. In alternativa, rientrano nella definizione i territori con un’altimetria media superiore ai 500 metri.
È previsto inoltre un criterio correttivo per i comuni interclusi, ovvero quelli interamente circondati da territori che rispettano uno dei requisiti principali.
L’obiettivo dichiarato è quello di ridurre l’attuale platea, oggi superiore ai 4mila comuni, a circa 2.800, concentrando le risorse pubbliche sulle aree effettivamente montane.
Secondo l’impostazione del Ministero, la riforma mira a superare un sistema considerato incongruente, che ha portato nel tempo a includere nell’elenco dei Comuni montani realtà prive di caratteristiche geografiche coerenti e che quindi, secondo le dichiarazioni dello stesso Calderoli, avrebbero goduto impropriamente di fondi da destinare ad altre aree.
La legge si inserisce nel quadro dell’articolo 44 della Costituzione e delle politiche europee di coesione territoriale, orientando gli interventi verso la tutela, lo sviluppo socio-economico e il contrasto allo spopolamento delle zone montane.
In tutta la Regione Liguria sono 60 i comuni che, con i nuovi parametri, perderebbero lo status di Comuni montani, passando dai 166 attuali a 106.
Come sottolineato da ANCI Liguria peraltro la prima bozza prevedeva un taglio ancora più netto. L’intervento della stessa ANCI Liguria e del vicepresidente regionale Alessandro Piana ha poi permesso ad alcuni di poter rientrare nei criteri.
Nella provincia di Imperia sono 41 i Comuni (sui 66 totali) che con la legge 991 del 1952 rientravano nella definizione di Comuni montani: Airole, Apricale, Aquila d’Arroscia, Armo, Aurigo, Badalucco, Bajardo, Borghetto d’Arroscia, Borgomaro, Caravonica, Castel Vittorio, Castellaro, Ceriana, Cesio, Chiusanico, Chiusavecchia, Cosio d’Arroscia, Dolceacqua, Isolabona, Lucinasco, Mendatica, Molini di Triora, Montalto Carpasio, Montegrosso Pian Latte, Olivetta San Michele, Perinaldo, Pietrabruna, Pieve di Teco, Pigna, Pompeiana, Pontedassio, Pornassio, Prelà, Ranzo, Rezzo, Rocchetta Nervina, Seborga, Triora, Vasia, Vessalico e Villa Faraldi.
L’impatto potenziale di questo cambiamento su alcuni comuni della provincia non fa dormire sonni tranquilli a molti amministratori comunali, alcuni dei quali già sul piede di guerra.
La norma viene considerata da molti dei sindaci ingiusta, in quanto basata su criteri considerati unicamente sulla morfologicità del territorio e non ad esempio su parametri come la presenza di infrastrutture, di scuole, il livello reale di isolamento(o rischio) del territorio comunale in questione.
Le parole di Massimo Rosso e Angelo Dulbecco
“La definizione di ‘Comune montano’ non può e non deve basarsi esclusivamente su parametri oggettivi o statistici”, dice Massimo Rosso, primo cittadino del comune di Pietrabruna, “ma deve tenere conto anche di fattori morfologici e territoriali che variano in modo significativo da una regione all’altra e persino da valle a valle. Le caratteristiche geografiche, l’accessibilità, l’altimetria diffusa, la struttura urbana e la fragilità idrogeologica sono elementi che incidono profondamente sulla vita quotidiana delle comunità e meritano di essere
riconosciuti nella classificazione dei territori”.
Appello che peraltro il sindaco Rosso aveva inoltrato nei mesi scorsi in una lettera rivolta allo stesso Roberto Calderoli, oltre che al Presidente Nazionale UNCEM Marco Bussone, il direttore di ANCI Liguria Pierluigi Vinai e al presidente della Regione Liguria Marco Bucci.
“Caravonica era un comune montano”, ne parla anche il sindaco del paese Angelo Dulbecco. “Con quella che sembrava prima versione noi saremmo fuori dai parametri, anche se poi restavano storture, come ad esempio il fatto che rimaneva montano qualche comune che montano non era a scapito di altri che invece lo sono sul serio. Ora sono stati, giustamente reinseriti alcuni comuni. Al di là del fatto oggettivo o morale, questo comporta meno agevolazioni, limitazioni nell’accesso a determinati fondi. Oltre ad essere giusto o ingiusto, c’è un risvolto fortemente pratico”.







