“All’inizio del settembre scorso il sindaco di Imperia dichiarava che si stava adoperando per ottenere il terzo, e magari anche al quarto mandato. Poi, nel giro di neanche tre settimane e dopo l’ingresso in Forza Italia, lo scenario è cambiato: ora l’obiettivo sarebbe il Senato, con tanto di ipotesi di Presidenza.” introduce il consigliere comunale di minoranza Luciano Zarbano(Imperia Senza Padroni), esprimendo alcune riflessioni sulle conseguenze di una ipotetica (secondo lui poi non tanto ipotetica) candidatura del sindaco Claudio Scajola in parlamento, a eseguito del rientro nel partito fondato da Silvio Berlusconi.
“È legittimo porsi alcune domande” spiega “. Il civismo, quello che avrebbe dovuto sostituire i partiti troppo deboli, è stato archiviato? Il progetto politico per Imperia era solo un trampolino di lancio? Ma cosa comporterebbe per la città una sua uscita anticipata dal Palazzo Comunale? Dal punto di vista politico l’effetto sarebbe serio: un Sindaco che aveva chiesto fiducia ai cittadini per poter lavorare altri cinque anni, poi invece decide di lasciare prematuramente la città per una poltrona più prestigiosa. Infatti nel 2023 l’allora candidato Sindaco aveva garantito che, in caso di rielezione, avrebbe amministrato Imperia per altri cinque anni. Ma una candidatura parlamentare smentirebbe quell’impegno preso, contraddicendo le promesse iniziali. La narrazione del Sindaco “per amore della città” cadrebbe in frantumi.”
“E sul piano amministrativo? Chi reggerebbe il Comune fino a nuove elezioni?” continua il consigliere comunale “La risposta è semplice: il Vice Sindaco, ma solo per l’ordinaria amministrazione. Non potrà essere presa alcuna decisione strategica, nessun nuovo impulso politico oltre l’ordinario, sui cantieri nessuna possibilità di intervenire incisivamente. Una città commissariata di fatto, ma senza commissario. Ed è proprio sui cantieri che si aprirebbe il capitolo più delicato. Tutte le opere in corso rischierebbero rallentamenti, ritardi o addirittura arresti. Se un cantiere si ferma o resta a metà, le risorse previste per completarlo diventerebbero debiti veri, e i debiti li pagano i cittadini, non i candidati al Senato. Tutto questo a poco più di metà mandato, con cantieri aperti, debiti da gestire e promesse ancora sulla carta. Sul piano estetico, ci ritroveremmo circondati da incompiute, simbolo concreto di un mandato lasciato a metà, destinate a restare lì chissà per quanto tempo ancora.”
“È giusto che ognuno coltivi le proprie ambizioni personali” conclude “ma c’è una differenza tra chi vuole rappresentare un territorio e chi invece poi usa l’incarico ottenuto come rampa di lancio. Vale la pena ricordare che nei Comuni sopra i 20.000 abitanti, per candidarsi al Parlamento, il Sindaco deve dimettersi almeno sei mesi prima delle elezioni. Quindi se le politiche si tenessero nel maggio 2027, le dimissioni dovrebbero arrivare entro novembre del 2026, cioè fra un anno. Allora la domanda è sia politica che morale: Imperia è un mandato da onorare o un capitolo da archiviare per puntare più in alto? Intanto per evitare un disastro amministrativo e contabile, tutti i lavori pubblici dovranno essere conclusi entro ottobre 2026, praticamente domani. Sarà possibile ciò? Ai posteri l’ardua sentenza.”