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Si è tenuto nella sala principale del Comune di Imperia un convegno dedicato a “BeyondSnow“, un ampio progetto studiato e realizzato dal Politecnico di Torino, durato più di due anni nella sua realizzazione e incentrato in questo caso sull’Alta Valle Arroscia.

Come il nome suggerisce, il programma è finalizzato al ripensamento coordinato di quelle che un tempo erano località montane che vivevano di un turismo principalmente focalizzato sulla neve.

Al convegno erano presenti i sindaci della valle, il presidente della Provincia Claudio Scajola ed il presidente del Parco Alpi Liguri Alessandro Alessandri.

Durante la riunione è stata annunciata la rimessa in funzione della seggiovia di Monesi, che sarà attrezzata anche per il trasporto delle biciclette.

Dal progetto è nata la “Carta per la Transizione Territoriale dell’Alta Valle Arroscia“, sottoscritta dal presidente della Provincia Claudio Scajola e dal presidente dell’Unione dei Comuni della Valle Arroscia Renato Adorno, con l’obiettivo di valorizzare e rilanciare il territorio dell’entroterra.

Nell’ambito dell’iniziativa è stata inoltre presentata una richiesta di finanziamento per accedere a fondi europei destinati allo sviluppo del complesso montano dell’Alta Valle Arroscia. “Potrebbe permettere lo sviluppo del territorio attraverso la costruzione di nuove strutture come seggiovie”, dice Claudio Scajola. “In questo convegno ci sono parole, studio, visione e un inizio di concretezza, sperando che questo sogno si possa realizzare. Il mio primo ringraziamento è a chi ha lavorato con impegno per presentare questo progetto, alla Comunità delle Alpi che ha come obbiettivo di rivalutare il nostro territorio. Oggi siamo qui con paciere a parlare di questa ipotesi progettuale che vuole vedere lontano per capire come riconvertire un territorio. Non so se dare ragione a chi dice che non ci sarà mai più neve sotto i 2.000 metri o se troveremo di nuovo la neve a Monesi. Ma con la logica dello studio, questo progetto tenta di individuare un diverso percorso di crescita e sviluppo. E allora i temi sono molti. C’è la strada della cucina bianca, dell’outdoor, una migliore integrazione con la costa. Una volta c’era un evento sportivo molto bello che collegava neve e mare. Si faceva una combinata fra vela e sci, che prevedeva sciata in mattinata e vela al pomeriggio. Avremo la possibilità di mettere su un territorio meraviglioso che è l’Alta Valle Arroscia, di rafforzare un connubio fra Alpi e mare. Dobbiamo rendere questa terra più produttiva senza deturparla”.

Il progetto è stato introdotto da Federica Corrado, responsabile scientifica DIST del Politecnico e Andrea Omizzolo, ricercatore senior presso l’EURAC Research di Bolzano.

“Gli eventi estremi stanno aumentando”, sottolinea Omizzolo. “Alcuni di essi non sono facilmente individuabili. Cambiano le precipitazioni e la copertura nevosa sta diminuendo. Questo non riguarda tutte le Alpi, chiaramente, dipende da molti fattori. La qualità della neve potrebbe essere un problema. E molti altri problemi correlati. Da qui il progetto che mira a rendere resilienti le strutture turistiche alpine invernali a medio bassa quota e delle loro comunità. Sono le comunità più piccole come Monesi ad essere vulnerabili, perché non hanno le risorse per affrontare questi cambiamenti. Oggi i dati ci dicono che già dai 1.700-1.500 metri non sarà possibile garantire neve naturale se non concentrata in tempi ristretti. Ciò rende difficile creare un’economia attorno a questo tipo di turismo. Occorre quindi ripensare al futuro di queste terre”.

Sulle strategie Omizzolo sottolinea la differenza che intercorre fra ogni area e quindi la differenza di necessità strutturali.

“Ci sono 10 aree pilota”, continua, “e 10 diverse strategie. Ogni vallata ha specifiche ed esigenze diverse. Quindi sceglie in autonomia qual è nello specifico l’obbiettivo da raggiungere che sia una riconversione parziale o totale. Qui nello specifico si è puntato sul cercare un network (Alpine Pearls), cercare di lavorare in squadra per portare ‘le Alpi al mare’ e cercare di aumentare la capacità ricettiva. Sono più di 150 le azioni intraprese secondo la strategia. Non ce n’è una uguale per tuti. L’importante è che metta al centro persone e comunità”.

Nel video servizio a inizio articolo le interviste complete a Scajola e Omizzolo.