
“Questa seconda stangata Ăš stata per noi il colpo di grazia”. Non usa mezzi termini Lorenzo Semeraro, titolare dell’Asd Arts Studio di Imperia insieme al socio Patrick Di Bella, per commentare il nuovo dpcm che impone la chiusura delle scuole di danza per evitare lâespandersi del contagio da covid-19.
Un secondo, inatteso, lockdown. GiĂ perchĂ© se per il mondo della ristorazione il Governo si Ăš “limitato” al, discusso, coprifuoco alle 18 per le attivitĂ sportive Ăš andata peggio con una nuova chiusura totale.
Chiusura che non va giĂč ai rappresentanti del settore tra cui Semeraro e Di Bella che la ritengono: “âŠingiusta e ingiustificabile dai dati scientifici e dei controlli sulle strutture”.
Lo stop fino al 24 novembre significa ricaricare un macigno su attivitĂ che, dopo il primo lockdown primaverile, si erano attrezzate per poter ripartire e lo stavano facendo proprio con lâavvio della stagione autunnale.
“Da marzo a maggio era giusto che noi chiudessimo perchĂ© era un dovere civile â esordisce Semeraro. In tutti questi mesi siamo stati ligi nel seguire ogni protocollo e non riusciamo a capire questa nuova chiusura. Ci siamo ritrovati a dover richiudere, ma questa seconda volta lâabbiamo giudicata ingiusta. Secondo i controlli avvenuti su tutto il territorio nazionale la stragrande maggioranza delle strutture seguiva tutte le regole, come dichiarato anche dal ministro Vincenzo Spadafora, e anche per ciĂČ che riguarda i contagi i numeri sono davvero sporadici allâinterno delle palestre. Non riusciamo davvero a capire le ragioni se non lâessere stati considerati una categoria sacrificabile. Questo aggettivo Ăš stato veramente deleterio nei nostri confronti perchĂ© Ăš esattamente il contrario”.
Inutile nascondere anche un inevitabile problema economico: “SĂŹ, assolutamente sĂŹ â dice Di Bella. Dispiace in primis per gli allievi che, come noi, si ritrovano ad avere nuovamente un livello emotivo molto basso. Economicamente Ăš una bella batosta, ma confidiamo nei nostri allievi quando potremo riaprire”.
Semeraro spiega poi che: “CâĂš il timore che questo secondo vero e proprio lockdown non duri fino al 24 novembre, ma anche per i mesi successivi. Se cosĂŹ fosse la nostra categoria andrebbe in ginocchio. Speriamo nellâaiuto dello Stato, devono capire che noi siamo una figura professionale a tutti gli effetti. Il nostro non Ăš un hobby, ma siamo lavoratori e come tali vogliamo sentirci tutelati”.