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Daniela Gandolfi, direttrice dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri, ci porta in un breve viaggio alla scoperta della figura dell’archeologa Grace Mary Crowfoot, o per gli amici “Molly”.

Grace Mary Crowfoot: la pioniera inglese che portò alla luce l’Eneolitico di Badalucco

Agli inizi del Novecento, una giovane donna inglese di buona famiglia, Grace Mary Crowfoot, fece una scoperta che avrebbe lasciato il segno nella storia ligure. Cresciuta in una famiglia dell’epoca vittoriana, Grace era stata introdotta fin da giovane all’archeologia grazie al nonno egittologo e a figure famose come William Petrie. Dopo un’educazione raffinata a Parigi, dove portò avanti studi di botanica, si trasferì a Sanremo, attratta, come molti britannici dell’epoca, dal clima mite e salubre della Riviera.

“Grace era una ragazza vivace, colta, istruita a Parigi. Il suo interesse per la scienza nasceva dentro casa”, spiega la dottoressa Daniela Gandolfi.

Negli anni successivi, la giovane si trasferì a Sanremo, seguendo la madre per motivi di salute. Animata da un forte spirito scientifico, entrò in contatto con il Museo Clarence Bicknell, fondato nel 1888, e con il Field Club, un’associazione naturalistica fondata dagli inglesi del luogo, attiva sul territorio.

Tana Bertrand

Fu in questo contesto che si spinse fino a Badalucco, piccolo borgo dell’entroterra sanremese, “dove nel 1907 esplorò per la prima volta la Tana Bertrand, una grotta con un accesso difficilissimo”, racconta la dottoressa Gandolfi.

La grotta si rivelò ben presto un sito di straordinaria importanza. “Si rese conto che non era una cavità abitativa, ma una grotticella sepolcrale”, afferma Gandolfi. L’analisi dei reperti permise di datare il sito al eneolitico ligure, tra il 2800 e il 1800 a.C..

Tra i ritrovamenti, particolarmente significative furono le collane in calcite, che rivelarono “un certo status sociale della comunità che vi veniva sepolta”. Un interrogativo aperto ancora oggi riguarda la provenienza di quei defunti: “Se li seppellivano lì, l’abitato non doveva essere molto distante. Ma dove fosse, ancora non lo sappiamo”, ammette Gandolfi.

Il primo scavo stratigrafico della preistoria ligure

Uno degli aspetti più innovativi del lavoro di Crowfoot fu il metodo. “È forse il primo scavo stratigrafico della preistoria ligure”, sottolinea Gandolfi. “Scava a strati, con l’aiuto di operai locali. La terra viene portata all’esterno con ceste e setacciata per recuperare ogni reperto”.

Il tutto, in un’epoca in cui “non esistevano finanziamenti né leggi di tutela. La prima legge italiana arriva solo nel 1939”. Grace, proveniente da una famiglia benestante, probabilmente retribuì direttamente gli operai, aiutata da altri inglesi residenti a Sanremo.

Eppure, ciò che colpisce di più, commenta Gandolfi, è la sua apertura: “Non era gelosa del suo lavoro, non era un’accademica. Scrisse subito a tutti i maggiori studiosi europei, italiani, francesi, inglesi. Fu grazie a lei che il nome di Badalucco finì nei dibattiti della comunità preistorica internazionale”.

L’eredità di una scienziata discreta e lungimirante

Nel 1909, Grace lasciò l’Italia per sposarsi in Inghilterra. Ma, come dichiara Gandolfi, “trovò nel Museo Bicknell il luogo sicuro dove lasciare una parte dei reperti”. Un gesto fondamentale, perché “senza un museo, quel materiale sarebbe tornato tutto in Inghilterra”.

Il resto finì comunque a Oxford, ma non tutto: “Nel secondo dopoguerra, durante un viaggio in Italia, Grace consegnò altro materiale a Nino Lamboglia, con cui era in contatto epistolare”. Quei reperti oggi si trovano al Museo Civico di Sanremo.

“È da anni che cerco di far conoscere di più la figura di Grace Mary Crowfoot. Il suo è stato uno scavo moderno, rigoroso, e lei ha un ruolo centrale nella nascita dell’archeologia scientifica in Liguria”, conclude Daniela Gandolfi.

Nel video servizio a inizio articolo l’intervista completa alla dott.ssa Gandolfi. Alcune immagini presenti sono state realizzate con l’IA.