carlo ghilardi

Domani, venerdì alle 16, nella basilica-santuario del Sacro Cuore di Gesù, a Bussana di Sanremo, si svolgeranno i funerali di Carlo Ghilardi, 84 anni, tra i più noti imprenditori della Riviera dei Fiori, impegnato e molto conosciuto anche all’estero, in Europa e in Africa, per idee e progetti mirati a sostenere e soddisfare le esigenze del presente senza danneggiare o compromettere il già delicatissimo equilibrio ecologico e ambientale del pianeta. Impresa diventata ciclopica per la folle, feroce escalation di guerre disumane che da troppi anni stanno massacrando il pianeta, e per la povertà di leader veri, incapaci costruttori di pace, uguaglianza, libertà.

Ghilardi è arrivato nel Ponente ligure dal nord, da Treviglio, con i fratelli muratori, costruttori, lavoratori instancabili, circa mezzo secolo fa, ai tempi del boom e dell’inizio dei lavori dell’Autofiori. Carlo, bergamasco dalle mani callose e dal cervello fino, sin dall’inizio ha dimostrato di avere capacità, idee sempre nuove, desiderio di documentarsi, ampliare conoscenze, tecnologie, strade, ambizioni e spazi dove operare, avviando nuove competenze industriali.

Da instancabile, raffinato, prezioso “artigiano artista”, nel senso più antico e nobile di una professione che non restituisce dignità solo alle cose, ma soprattutto alle persone, Ghilardi, esplorando sempre il futuro, è entrato ben presto nel mondo industriale. Una frase attribuita a San Francesco sembra scritta per lui:
“Un uomo che lavora con le sue mani è un operaio.
Un uomo che lavora con le sue mani e il suo cervello è un artigiano.
Un uomo che lavora con le sue mani, il suo cervello e il suo cuore è un artista”.

Una quarantina di anni fa, Carlo costruisce e fonda in cima alla collina, fronte mare, in regione Colli nel comune di Taggia, confinante a ponente con Sanremo, la Idroedil, società edile e di raccolta rifiuti attiva in molti comuni del Ponente ligure, che si espande rapidamente, tra successi e stop, con la velocità della luce.

Ad annunciare via social la morte di Ghilardi è stata la figlia Barbara. La salma è stata composta dai familiari nel suo studio al primo piano del grattacielo di Arma, sull’Aurelia, accanto all’amatissima moglie Jole, ai figli Massimo, suo braccio destro nelle aziende, Barbara, al marito Lucio Carli, nipoti, parenti. Tanti gli amici, imprenditori, industriali, dipendenti, professionisti, conoscenti che hanno cominciato a fargli visita da mercoledì pomeriggio, lasciando un messaggio, fiori, firmando un ricordo. Vicino al suo capo è stata posta una sua bella foto sorridente, mentre alza il calice, forse per un compleanno, in camicia bianca, giacca celeste, abbronzatissimo. Sotto, questa frase, che racconta Ghilardi in estrema sintesi:
“In poche parole…
Faceva grandi cose da semplice.
Arrivava con l’intuito ove altri con lo studio.
Donava senza voler ricevere.
Ciao Carlo”.

La vita è strana, a volte sembra fare scherzi. Proprio quest’estate, nella zona dove opera la Idroedil, si parlava di un finanziamento di oltre 6 milioni di euro dal PNRR per la costruzione di un biodigestore per ripulire a fondo i rifiuti dell’indifferenziata. Pochi giorni fa, il colpo di scena: tutto è stato bloccato dalla Procura europea di Torino per indagini nei confronti dell’ex ministro dell’Interno dell’era Berlusconi, Claudio Scajola, in qualità di presidente della Provincia di Imperia, insieme all’amministratore delegato di Avalon s.r.l. (società di consulenze) Riccardo De Micheli e all’ex dirigente della Provincia, ingegner Michele Russo.

L’indagine è stata affidata al dott. Adriano Scuderi, sostituto procuratore europeo. Si parla di procedure non corrette, artifici, secondo la Procura europea, e attestazioni non sufficientemente chiare inviate al Ministero dell’Ambiente. Insomma, a torto o a ragione, odore di bruciato.

L’ex ministro Scajola, fino a ieri, ha dichiarato ai giornali di non saperne assolutamente nulla, di non aver ricevuto alcun avviso di essere indagato. Ha aggiunto che si informerà.

Probabilmente, conoscendo Carlo Ghilardi, il suo humor, gli ostacoli e i successi legati al mondo ecologico, se in alto, tra le nuvole, fosse riuscito a leggere l’intervista e il titolo de La Stampa di oggi sull’ingarbugliata vicenda, i tre avvisi di garanzia, le accuse, le indagini ai tre professionisti imperiesi, sicuramente, leggendo a pagina 17 questo titolo “Claudio Scajola: io ancora una volta indagato a mia insaputa. Avvilito, ma vado avanti” avrebbe senz’altro riso di cuore.