Domenica 13 luglio alle ore 16, in via Umberto I a Bellissimi, frazione del comune di Dolcedo, sarĂ inaugurato il Museo della Fienagione, un nuovo punto museale dedicato alla memoria delle antiche pratiche agricole dellâentroterra ligure. Lâallestimento Ăš stato curato da Pierangela Fierro e Natalino Trincheri, con il sostegno dellâAssociazione Amici di Bellissimi.
“Abbiamo voluto dedicare questo angolo di Bellissimi a un prodotto umile come il fieno”, spiegano dallâassociazione, “e alle varie operazioni della fienagione, attivitĂ che rappresentava un momento importante della vita dellâentroterra”.
Fino a pochi decenni fa, ogni famiglia possedeva almeno un animale â bue, mulo, asino, conigli, capre â e la montagna forniva il fieno necessario per il loro sostentamento. “Si partiva ancor prima dellâalba per i prati”, ricordano gli organizzatori, “per quelle giornate di lavoro e fatica, celebrando un rito che si ripeteva ogni anno, soprattutto nel mese di luglio”.
Molti si trasferivano temporaneamente nei casoni o nelle caselle per tutta la durata della raccolta. “Il Monte Faudo si popolava di voci e di energie. I falciatori piĂč abili erano prenotati un anno per lâaltro, le donne con i falcetti si occupavano delle zone pietrose ai bordi dei prati, i bambini andavano alle sorgenti per prendere lâacqua: tutti avevano una mansione”.
Particolare rilievo veniva dato al mulo, protagonista silenzioso del trasporto del fieno. “Ogni giorno percorreva le mulattiere in salita e discesa, anche piĂč volte, carico del frutto di tanto lavoro”.
Allâinizio del Novecento, nel solo territorio di Dolcedo si contavano oltre 600 muli, utilizzati per il trasporto e come forza motrice nei frantoi e nei cosiddetti âmulini a sangueâ.
“Per nutrire questi compagni di lavoro”, sottolineano, “servivano quintali e quintali di fieno. Oggi, a soli trentâanni dalla conclusione di quellâepopea, tutto sembra lontano, perso in un angolo della memoria. Ma la montagna Ăš ancora lĂŹ, e oggi piĂč di allora, chiede il nostro rispetto. Rispetto che non puĂČ venire se manca la conoscenza: ecco il motivo che ci ha spinto a dar vita a questa pubblicazione e a questo punto museale”, conclude lâassociazione Amici di Bellissimi.