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Oggi vi portiamo a Creppo, frazione del comune di Triora, per raccontarvi una vicenda che qui ha avuto luogo tra il 1943 ed il 1945, in un periodo oscuro e complicato della nostra storia.

Vi raccontiamo la storia di due fratelli, Marianne e Rolf Spier, i cui genitori furono catturati in Belgio e deportati ad Auschwitz. Adottati dall’ebreo italiano Angelo Donati che li portò con sè a Nizza, furono affidati al di lui maggiordomo Francesco Moraldo per portarli al sicuro una volta che le truppe tedesche invasero l’Italia e la vicina Costa Azzurra.

Francesco portò i due bambini a Creppo, il suo paese d’origine dell’alta valle Argentina, dove sarebbe stato più facile nasconderli. Ben presto tutto il paese adottò i fratelli, gente semplice dei monti ma che sapeva bene ciò che si deve e non si deve fare. Sebbene fossero poveri e privi di ogni comodità e conducessero una vita austera, seppero dar prova di grande nobiltà d’animo. Nella quiete della vita di paese, aiutando nelle faccende domestiche, i due vissero una sorta di “normalità” in un periodo difficile, poco alla volta impararono la parlata di Creppo e cambiarono i loro nomi in Marianna e Rodolfo per non essere scoperti.

Protetti dal paese durante una perquisizione nazista, i bambini riuscirono a superare il periodo della guerra in sicurezza. Tornarono a Creppo nel 2015, ricordando sempre con riconoscenza quegli anni passati tra i monti liguri in un paese che seppe accoglierli. Un altro vanto per il nostro bellissimo entroterra, un luogo dove anche il valore puramente umano ha saputo plasmare il correre della storia.

Se della gente appartenente ad un mondo considerato “semplice” ha saputo capire che dei bambini sono solo bambini, viene da chiedersi perché oggi in quello che è considerato un mondo “evoluto” la cosa resti ancora un problema.

Ringraziamo per le immagini del cortometraggio “A Creppo… paese tanto amato” la scuola primaria Ferraironi di Triora, la maestra Gianna Ozenda ed i registi Riccardo e Marco Di Gerlando.

Per le foto dei due fratelli nel 2015 ringraziamo Cristian Alberti.