I numeri del commercio estero della provincia di Imperia, raccolti dalle rilevazioni ISTAT, rielaborate e inserite nel Rapporto economico provinciale 2024 pubblicato nei giorni scorsi dal Centro Studi Tagliacarne per la Camera di Commercio Riviere di Liguria, tracciano un quadro peculiare.
In un quadro nazionale caratterizzato da una sostanziale tenuta delle esportazioni e da un rallentamento più evidente in alcuni settori industriali, il territorio imperiese mantiene una chiara vocazione all’export e una bilancia commerciale strutturalmente positiva, seppur con volumi complessivi più contenuti rispetto alle principali province manifatturiere italiane.
Un sistema che, pur attraversando una fase di assestamento, continua a rappresentare uno dei pilastri dell’economia locale.
Nel 2024 l’export imperiese ha superato i 645 milioni di euro: un valore in lieve calo rispetto all’anno precedente, ma nettamente superiore ai livelli del 2021.
Dopo il picco del 2022, legato alla ripresa post-pandemica, le esportazioni hanno rallentato nuovamente, senza però perdere solidità.
La bilancia commerciale resta ampiamente positiva, con un avanzo di oltre 369 milioni di euro, segno di una vocazione esportatrice ancora forte.
Cosa esportiamo?
A sostenere i risultati sono soprattutto i settori legati alla tradizione produttiva del territorio.
L’agricoltura è il primo comparto per valore, con oltre un terzo dell’export provinciale, sostenuta in particolare dal florovivaismo e dalle coltivazioni ornamentali. A seguire si colloca l’industria alimentare e delle bevande. Insieme, questi due settori rappresentano quasi il 60% delle esportazioni totali.
Accanto a questi settori emergono in crescita alcuni comparti manifatturieri, come quello dei macchinari e della chimica, mentre mostrano segnali di rallentamento filiere che nel 2023 avevano registrato un’incidenza più significativa, tra cui i mezzi di trasporto e l’elettronica.
Cosa importiamo?
Anche sul fronte delle importazioni emerge una forte concentrazione su pochi settori.
Ritroviamo il comparto alimentare e delle bevande, il principale per valore, seguita dai mezzi di trasporto e dai prodotti agricoli, questi ultimi in forte crescita nel 2024.
L’incremento delle importazioni agricole indica una domanda legata sia alla trasformazione locale sia al reintegro delle filiere produttive, mentre si registra un calo significativo delle importazioni di beni ad alto contenuto tecnologico, come elettronica e macchinari.
Da dove arrivano le importazioni?
L’Europa resta di gran lunga il mercato di riferimento, con oltre il 90% delle merci importate proviene dal continente.
La Francia, anche qui, è il principale paese fornitore, seguita da Spagna e Paesi Bassi. In calo gli scambi con la Germania, mentre crescono le importazioni da Austria e Croazia.
Al di fuori dell’Europa, si segnala una diminuzione degli acquisti dagli Stati Uniti e un aumento delle importazioni dalla Cina.
Dove esportiamo di più?
Anche in questo caso il baricentro è europeo, assorbendo oltre l’84% dell’export provinciale. All’interno dell’area europea, la Francia si conferma il primo partner commerciale, seguita da Paesi Bassi e Germania.
Fuori dall’Unione Europea si registrano segnali positivi dal Regno Unito e da alcuni mercati emergenti come gli Emirati Arabi Uniti, mentre gli Stati Uniti, pur restando una destinazione rilevante, mostrano una flessione rispetto al 2023.







