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Sulla sommità del borgo di Rezzo, immerso nella valle della Giara, sorge il Castello dei Marchesi di Clavesana, una delle più affascinanti dimore fortificate dell’entroterra ligure. La sua mole domina dall’alto i tetti del paese, testimone di una storia antica.

L’attuale edificio, realizzato tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo, fu costruito dopo la distruzione della precedente fortificazione medievale, avvenuta nel 1672 per mano delle truppe dei Savoia durante i conflitti con la Repubblica di Genova. Del primo castello, risalente al XII secolo, restano ancora alcuni resti delle mura nella parte alta del paese.

Il palazzo-fortezza, a pianta quadrangolare e costruito interamente in pietra locale, è un tipico esempio di architettura signorile montana. Agli angoli del primo piano si innalzano le quattro garitte difensive, un tempo usate per avvistamenti e turni di guardia. Un fossato difensivo circondava l’intero edificio, e il ponte levatoio originario (di cui restano ancora i fori degli ingranaggi) è stato sostituito da una scalinata in pietra che oggi accoglie i visitatori.

L’edificio infatti, sebbene oggi sia residenza privata, è visitabile in occasioni speciali come le Giornate FAI d’Autunno.

Sul portale d’ingresso, scolpito in ardesia, campeggia l’iscrizione “Nec Silentio Transeunda“, letteralmente “non si passi nel silenzio”, un ammonimento che un tempo imponeva a chi entrava di farsi riconoscere.

All’interno, il vestibolo conserva decorazioni, medaglioni e ritratti che rievocano a famiglia Aleramo, antichi progenitori dei Clavesana. Dalla scalinata si accede ai saloni di rappresentanza e alla stanza utilizzata da San Leonardo di Porto Maurizio, che vi soggiornò nel 1709 durante una missione pastorale.

I piani nobili mantengono l’autenticità originaria, con pavimenti in pietra e grandi camini. Nei sotterranei si trovano le prigioni, dove restano graffiti incisi dai prigionieri, e un antico passaggio segreto che, secondo la tradizione, avrebbe consentito al marchese di fuggire in caso di sommosse popolari.

Sotto il castello, i magazzini e le cantine ospitano oggi le grandi botti di vino prodotto con metodo classico da uve Pigato e Ormeasco, quest’ultimo introdotto nella valle già nel XIII secolo per volontà dei Marchesi, con i vigneti che si trovano alla base del castello.

Nel 2018 è stato insignito del Premio “La Cervara” come miglior restauro conservativo della Liguria.