“Una volta si celebrava il capitalismo familiare. Oggi assistiamo al suo crollo, tra eredità contese, vizi e liti senza fine”. Così Mario Giordano ha presentato ieri pomeriggio il suo ultimo libro, Dynasty, dal palco del teatro del Casinò di Sanremo, offrendo un punto di vista su un’eredità fatta non di valori morali ma solo di “valori economici”.
Il tramonto delle famiglie che dovevano far grande l’Italia
Il giornalista e saggista punta il dito contro gli eredi dei “giganti del passato”, trasformati in simboli di decadenza morale e fallimento umano. “Negli anni ’80 si parlava delle grandi famiglie che avrebbero fatto grande l’Italia. Ma da dieci, vent’anni a questa parte si sono perse”, ha dichiarato. “Continuano ad accumulare ricchezze, ma non fanno più crescere il Paese. Sono sul viale del tramonto e ci portano con loro”.
Dietro l’apparente sfarzo, Giordano vede un Paese tradito. “Queste famiglie hanno assorbito per decenni soldi pubblici e ora se li godono privatamente, mentre gli operai restano a casa. La Fiat oggi produce quanto nel 1957, i negozi Benetton chiudono. E noi stiamo a guardare”.
Una fotografia amara, che non risparmia nomi e cognomi: Agnelli, Benetton, De Benedetti, Del Vecchio. Le “dinastie” che un tempo facevano la morale, oggi protagoniste di faide legali, familiari e scandali pubblici.
Ma Dynasty non è solo un atto d’accusa economico. È anche un’indagine sull’erosione dei valori. “La vera eredità che uno lascia ai figli non è fatta di conti in banca. È fatta di esempi, dignità, memoria. E questo, nelle famiglie che racconto nel libro, non c’è”, ha affermato l’autore. “Queste famiglie sono molto ricche ma sono traviate dall’eredità. Ci fanno riflettere su cosa davvero lasciamo alle generazioni future”.
Non mancano, poi, stoccate pungenti contro una certa narrazione mediatica. “Ogni tanto sento dire: ‘Povero il figlio di, povero il nipote di’. Io dico: un par di palle. I poveri veri sono i figli dei cassintegrati, non quelli cresciuti negli yacht”, ha tuonato, tra gli applausi del pubblico.
E ha aggiunto: “Bisogna tirare fuori le palle, bisogna saper dimostrare. E tanti giovani, oggi, lo fanno. Non a caso dedico questo libro a una giovane collega che non c’è più, ma che ha mostrato cosa vuol dire davvero vivere con dignità”.
Tra tutte le famiglie raccontate nel libro, ce n’è una che suscita particolare sdegno per Giordano: “Sicuramente quella che mi indigna di più sono i Benetton”, ha dichiarato. “Parlando in Liguria, lo sento ancora di più. Dopo la tragedia del ponte Morandi, le feste a Cortina sono state un’offesa. Il loro comportamento è stato particolarmente grave”.
Giordano conclude con una riflessione sul senso del suo lavoro: “Non scrivo questi libri perché vedo solo il lato negativo, anzi, li scrivo proprio perché vedo il positivo altrove e voglio che emerga. È ora di cambiare i modelli di riferimento”. In Dynasty, la denuncia diventa anche un atto di speranza. “Solo facendo luce sulle contraddizioni di chi domina le copertine e la tv possiamo restituire valore al Paese vero”.
L’intervista a Mario Giordano nel video servizio a inizio articolo.