video
play-rounded-outline
06:13

Un viaggio nella storia per comprendere meglio il presente: è quello proposto dal professor Aldo Mola, protagonista dell’appuntamento di oggi ai Martedì Letterari del Casinò di Sanremo con il suo ultimo saggio “1925 Verso il Regime”, un’opera che analizza con rigore la lenta e complessa trasformazione dell’Italia liberale in uno Stato autoritario.

Durante l’incontro, il professore ha messo in luce le dinamiche che portarono l’Italia verso un sistema autoritario nel 1925, sottolineando come la storia non sia mai un processo rapido o inevitabile: “Il fascismo non si è affermato in poche settimane: ha impiegato almeno tre anni a diventare un inizio di regime e poi molti altri per diventare autoritario”.

Il professore sottolinea anche una responsabilità collettiva: “Tutto questo sta un po’ sulla coscienza dei cittadini che preferiscono occuparsi d’altro… e fanno male”.

Alla domanda se nel corso della storia ci sia mai stata la possibilità di un ritorno al regime fascista, il professore ha spiegato: “Gli italiani si sono assolutamente messi al sicuro attraverso una democrazia parlamentare solida e una Costituzione impeccabile”. Tuttavia, l’allarme è sulla scarsa partecipazione civica: “Occorre solo sperare in una maggiore partecipazione dei cittadini, le elezioni non sono ludi cartacei ma partecipazione alla vita democratica”.

Tornando al 1925, il professore analizza quello che a suo dire sono stati gli errori dell’opposizione. Secondo lui infatti, l’Aventino spianò la strada all’affermazione mussoliniana. “Le opposizioni si sono arroccate uscendo dall’Aula, regalando la maggioranza assoluta”, afferma lo storico, ribadendo che “le opposizioni si fanno in Parlamento, non nelle piazze”.

Il dibattito si è spostato poi sull’attualità, tra episodi di tensione politica e occupazioni scolastiche. Mola invita a evitare allarmismi: “Non bisogna esagerare, il Paese è sostanzialmente tranquillo. Bisogna essere prudenti nel manipolare l’informazione”, ricordando che l’Italia “è collocata nell’Unione Europea e tutto sommato il Paese sta funzionando”.

Infine, una riflessione su uno slogan ricorrente “Mussolini ha fatto anche cose buone”, il professore ribalta il luogo comune: “Per fare le cosiddette cose buone Mussolini dovette valersi di socialisti, riformisti, repubblicani, liberali, perché il fascismo non aveva una classe dirigente capace. C’è una leggenda e c’è una realtà”.

Con “1925 Verso il Regime”, il professore consegna al lettore un invito alla vigilanza democratica, ricordando che democrazia e partecipazione sono inseparabili e che la storia di ieri continua a parlare direttamente al presente.

L’intervista completa a Mola nel video servizio a inizio articolo.