A seguito di una apposita richiesta dei sindacati, si è svolto l’incontro con la direzione regionale Asl1 che ha messo al centro lo stato di attivazione e funzionamento delle case di comunità previste sul territorio provinciale.
La direzione generale aziendale ha rappresentato che – ad oggi – sulle 6 case di comunità previste, solamente 2 sono attualmente operative: la casa di comunità a Imperia, all’interno del Palasalute in via Acquarone, e quella di Bordighera presso il nosocomio Saint Charles. Allo stato attuale dei lavori, le rimanenti 4 case di comunità previste dal PNRR sono in costruzione.
L’Asl1 imperiese ha informato le segreterie sindacali circa la collocazione geografica delle strutture all’interno della provincia:
- Pieve di Teco, con apertura prevista il 14/09/2025,
- Taggia, con apertura entro la fine del 2025,
- Sanremo, via Baragallo, con lavori in via di ultimazione (ma carente di parcheggio), in una zona centrale con notevoli problematiche di traffico, viabilità e accesso alla struttura stessa,
- Ventimiglia, con lavori in consistente ritardo e termine ancora da definire.
La sede di Bussana svolgerà, per le varie strutture, il ruolo di centrale operativa territoriale.
Emerge, a parere delle organizzazioni sindacali, la necessità di soddisfare con coerenza le reali esigenze della popolazione dell’entroterra, in particolare della Valle Argentina e della Val Nervia.
“L’intricato piano di sanità territoriale”, commentano le sigle sindacali CGIL, SPI CGIL, UIL e UILP, “senza un corretto e serio intervento dello Stato che regolarizzi il rapporto tra i medici di medicina generale di base e il Servizio sanitario nazionale, verso prestazioni dirette subordinate con orario di lavoro definito da svolgersi h24 nelle case di comunità, rischia di disattendere le aspettative prefissate”.
L’impressione che i sindacati hanno avuto è quella dell’impossibilità di modificare il ruolo dei medici di base. “L’assenza dichiarata di nuove risorse economiche, nonché la continua e marcata carenza di personale medico e infermieristico, rischierebbe di concludersi con l’ennesima occasione perduta”, sottolineano. “Il solo obiettivo raggiunto sarebbe quello di aver speso denari derivanti dal PNRR, prestati dall’Unione Europea e quindi da restituire, senza essere riusciti a produrre una reale risposta alla carenza della nostra sanità territoriale, senza replicare in maniera soddisfacente ai continui aumenti di bisogni e necessità di assistenza della popolazione”.
“Da queste considerazioni non possiamo che esprimere preoccupazioni e insoddisfazione da portare all’attenzione del governo regionale, titolare della spesa sanitaria ligure”, concludono.