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Quasi esattamente 60 anni fa, il 24 giugno 1965, veniva sepolto a Sanremo, nel cimitero di Valle Armea, Carlo Carcano. L’ex calciatore e leggendario allenatore della Juventus morì a 74 anni, un mese dopo essere stato colpito da un malore durante un bagno in mare. In seguito, la salma fu riesumata e trasferita a Genova.

Carlo Carcano è l’uomo che a lungo si è fregiato del titolo di ‘Unico allenatore della storia del calcio italiano a vincere 4 scudetti di fila’. Un primato che ha resistito per 85 anni, fino al 2019, quando Massimiliano Allegri, anche grazie ai gol di Cristiano Ronaldo, conquistò il suo quinto scudetto consecutivo. Entrambi con la stessa squadra, ossia la Juventus.

Nato a Varese il 26 febbraio del 1891, crebbe a Milano e diventò calciatore, spendendo la sua carriera quasi interamente ad Alessandria e disputando anche alcune gare con la Nazionale.

Passò poi ad allenare, iniziando con Valenza, poi Napoli e Alessandria, intervallando con una breve esperienza da commissario tecnico della Nazionale: sei partite in cui pose le basi per l’arrivo di Vittorio Pozzo, di cui divenne successivamente vice. Insieme, contribuirono a costruire la prima grande generazione di campioni azzurri, quella di Giuseppe Meazza, capace di conquistare un oro olimpico e i primi due Mondiali della storia italiana. Il primo, nel 1934, si disputò proprio in Italia, con Carcano in panchina come vice allenatore. Un torneo su cui – secondo alcuni, con certezza per altri – Mussolini avrebbe fatto pesare la sua influenza per legare la “provvidenza” del fascismo alle vittorie della Nazionale.

Nel 1934, Carcano era all’apice della sua carriera, fresco vincitore del quarto scudetto consecutivo alla guida della Juve. Tra i leggendari bianconeri del “quinquennio d’oro” e quella più recente dei nove titoli consecutivi non mancano le analogie, così come esistono interessanti punti in comune tra lo stesso Carcano e il tecnico livornese, oggi sulla panchina del Milan.

Descritto come un allenatore pragmatico capace di entrare nella psiche dei suoi calciatori, Carcano era uno dei principali fautori dello schema tattico del cosiddetto “Metodo“, nato nel 1925 dopo una modifica della regola del fuorigioco, che si opponeva al “Sistema“, nato negli stessi anni.

Mentre le squadre che usavano il “Sistema” erano spesso lodate per l’eleganza del gioco e del palleggio, il “Metodo” invece era pensato per esprimere un gioco più diretto, difensivo e verticale. Un dibattito che ricorda quello in corso oggi fra i cosiddetti “giochisti” e i “risultatisti”, ma in quel caso, probabilmente con più contenuti e meno avanspettacolo.

Un metodo vincente che, con ogni probabilità, lo avrebbe condotto anche al quinto scudetto l’anno dopo. E quel traguardo, infatti, arriverà, ma senza di lui in panchina. Perché improvvisamente, lunedì 10 dicembre 1934, la Juventus annuncia che Carlo Carcano ha lasciato l’incarico di allenatore. La notizia in pubblicazione su La Stampa viene affidata a un trafiletto minuscolo, sorprendentemente esiguo per l’importanza della figura coinvolta. Quasi tutto lo spazio è inoltre dedicato al suo successore, Carlo Bigatto. Nessuna parola, nessun tributo per l’uomo dei quattro scudetti e vice del Mondiale vinto pochi mesi prima.

Un mistero rimasto irrisolto per anni, anche perché uno dei protagonisti della vicenda, Edoardo Agnelli, tra coloro che decisero l’allontanamento di Carcano, portò con sé ogni possibile spiegazione. Morì tragicamente pochi mesi dopo, decapitato dall’elica del suo idrovolante in un incidente avvenuto a Genova.

Col passare del tempo, tra voci di corridoio, sussurri e indizi emersi con discrezione, prese forma l’ipotesi che dietro l’improvvisa estromissione del mister ci fosse la sua vita privata: una presunta omosessualità. Un caso che sarebbe esploso in seguito a una denuncia interna da parte di alcuni dirigenti e che venne poi insabbiato per evitare scandali. Nell’Italia del Ventennio, infatti, l’omosessualità era un tabù assoluto, negata persino nella sua esistenza.

Tornò ad allenare ufficialmente solo nella stagione 1941-42, alla guida della Sanremese, per un’unica annata. Vi farà ritorno nuovamente nel 1952-53, questa volta nel ruolo di Direttore Tecnico. Nel frattempo, aveva lavorato per l’Inter, l’Atalanta e vissuto un’altra parentesi all’Alessandria.

A Sanremo aveva una casa da anni e lì passo il resto della sua vita. A lui si deve, assieme l’ex calciatore Amilcare Gilardoni e al politico Luigi Napolitano, la fondazione della Carlin’s Boys, nel 1947, chiamata così proprio in suo onore. Una squadra che ha lasciato un segno importante nello sport della provincia, distinguendosi in ambito giovanile e organizzando l’omonimo Torneo Internazionale. La sua storia si è protratta fino al 2015, anno in cui ha raccolto l’eredità sportiva della Sanremese, contribuendo alla quarta rifondazione del principale club calcistico della città.

Un anno prima – e solo un anno prima – nel 2014, Carcano era stato finalmente inserito nella Hall Of Fame del calcio italiano. Ma tutt’ora, per citare un bel pezzo, scritto qualche anno fa a riguardo da un giovane Giuseppe Pastore, “è viva la sensazione che rimanga un nome scomodo, da omaggiare, va bene, ma frettolosamente, prima che la sala si riempia e tutti sentano”.