lucio sardi

Il Comune di Imperia è finito al centro di una nuova polemica legata a un debito pregresso sulla tassa rifiuti (Tari) della Seris srl, società interamente partecipata dall’ente. Secondo quanto denunciato dal capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra, Lucio Sardi, la Seris avrebbe accumulato tra il 2015 e il 2020 un debito pari a 531.012,56 euro per mancati versamenti della Tari.

“Alla collezione delle “creative” modalità di attuazione del cosiddetto “controllo analogo” sulle sue partecipate da parte dell’amministrazione Scajola, dopo quella del mancato pagamento dell’IMU per oltre un milione di euro da parte della Go Imperia, si aggiunge la vicenda degli arretrati sulla Tari accumulati dalla Seris srl.

Con delibera di Giunta Comunale del 30/05/2025 è stato infatti approvato un accordo tra il Comune e la Seris per il rientro del debito accumulato dalla società per mancati pagamenti della Tassa rifiuti negli anni dal 2015 al 2020 ammontante a ben 531.012,56 euro.
Non avendo risorse per farvi fronte, la partecipata del Comune si è impegnata a pagare tale consistente somma in 52 rate mensili, fornendo come “garanzia” e forma compensativa le somme che dovrà percepire dall’ente per il contratto di servizio per la refezione scolastica e delle pulizie.

La Seris srl è una società interamente partecipata dal Comune di Imperia, che svolge tutte le sue attività (refezione scolastica, servizi di pulizia e gestione di attività di somministrazione) esclusivamente a favore del Comune.

Per le società a totale partecipazione pubblica, che sono private solo nella forma giuridica, il Testo Unico sulle Società Partecipate richiede che l’ente locale svolga uno stringente sistema di controllo definito dalla norma “controllo analogo”, in quanto la società partecipata viene considerata facente parte di un gruppo unico con l’ente, tanto da prevedere che il suo bilancio venga “inglobato” nel bilancio consolidato che ogni anno il Comune è tenuto a redigere.

Il primo requisito perché tale controllo si concretizzi realmente è che nei rapporti reciproci tra la partecipata e il Comune si registri piena concordanza e che quindi, prima di tutto, vi sia corrispondenza tra le poste di credito/debito reciproco nei rispettivi bilanci, verifica che i revisori degli enti locali devono effettuare in sede di redazione del bilancio consuntivo del Comune.

In sede di approvazione del rendiconto 2024 del Comune di Imperia, la nota informativa predisposta dai revisori e allegata al rendiconto, evidenziava già uno scostamento tra i crediti che il Comune aveva a bilancio verso la Seris e quelli risultanti dalla contabilità della società e tale consistente differenza era stata motivata proprio in relazione alle differenti contabilizzazioni della Tari dovuta. Una condizione di evidente anomalia che andava invece corretta e che avevamo segnalato all’assessore al bilancio, senza però ottenere alcun riscontro.

Rileggendo a ritroso i bilanci della Seris, abbiamo verificato che il problema è emerso dal lontano 2021, quando l’amministrazione Scajola ha deciso di far pagare la Tassa rifiuti alla sua partecipata per i locali delle mense con effetto dal 2015, costringendo la società ad accantonare nel bilancio 2021, a titolo di Tari arretrata 2015-2020, la cifra di 210.156 euro (operazione che portò la Seris a chiudere con una perdita di 234.853 euro).

Negli anni 2022, 2023 e 2024 la Seris ha provveduto ad ulteriori accantonamenti a copertura di tale arretrato, portando la somma prevista a bilancio sino a 415.690 euro, a cui però non ha fatto seguire alcun pagamento a favore del Comune.

Confrontando l’accantonamento al 31/12/2024 (pari a 415.690 euro) con il debito riportato nell’accordo approvato col Comune (pari a 531.013 euro), risulta evidente come le somme previste a bilancio dalla Seris siano assolutamente insufficienti a coprire il debito, in quanto inferiori di ben 115.323 euro rispetto alla somma richiesta dall’ente.

Quella indicata dell’accordo siglato pochi giorni fa, considerato che il creditore e il debitore – per la regola del controllo analogo – sono parte del medesimo “gruppo”, era una cifra certamente nota e che avrebbe dovuto già essere stata inserita nei bilanci della società da tempo, riferendosi al periodo 2015-2020, per cui tale consistente differenza non può essere giustificabile in alcun modo.

Ricordiamo che solo pochi giorni fa con una “trionfale” nota stampa diffusa dall’efficiente e nutrito staff della comunicazione del sindaco, è stato annunciato che il bilancio 2024 della Seris si era chiuso in utile (di addirittura 2.540 euro). Un annuncio decisamente inopportuno e fasullo considerato che nel bilancio della partecipata mancano all’appello gli oltre 115.000 euro di Tari arretrata richiesti proprio dal Comune che, se correttamente inseriti, porterebbero l’esercizio 2024 in perdita per oltre 110.000 euro.

L’esame del bilancio 2024 della Seris svela ancora una volta come, pur di far apparire virtuose le gestioni delle società partecipate del comune, si è adottata la scelta di mettere la polvere sotto il tappeto, dimenticandosi di rispettare principi contabili e regole di trasparenza e prudenza nelle previsioni.

Risultano pertanto quantomeno grottesche le dichiarazioni del presidente del c.d.a. della Seris Paolo Petrucci, che, sfoderando lo spirito polemico di un tempo (quello dello “scivolone” del profilo social finto con cui attaccava gli allora avversari di centro destra che sostenevano Lanteri alle comunali del 2018), non potendo difendere il suo operato di amministratore, ha buttato la palla in tribuna attaccando l’amministrazione Capacci, che oggi è peraltro quasi tutta rientrata all’ovile alla corte di Scajola.

La modalità di gestione della vicenda evidenzia come questa amministrazione comunale (minando così la credibilità degli strumenti di programmazione e di bilancio) continui a piegare le leggi, i principi contabili e le regole della buona amministrazione all’esigenza di costruire una immagine di efficienza che si scontra sempre di più con la realtà dei fatti.

Il più evidente dei quali è che il servizio di refezione scolastica del Comune di Imperia, oltre a non brillare per qualità, è uno dei più costosi della nostra regione e pesa in modo considerevole sui bilanci (ben più trasparenti) delle famiglie degli studenti imperiesi.

Ultima considerazione sulla vicenda riguarda le nuove norme introdotte dall’amministrazione Scajola per contrastare l’evasione tributaria delle imprese cittadine, le quali consentono al Comune di attivare il provvedimento di sospensione e poi revoca delle licenze comunali – con conseguente rischio di chiusura forzata della propria attività – per chi sia in arretrato, magari proprio per la Tari, per soli mille euro.

Se analogo sistema si adottasse verso le società partecipate (tutte guidate da amministratori di diretta indicazione del sindaco) prevedendo come sanzione la sospensione o revoca degli incarichi nei consigli di amministrazione o delle deleghe degli assessori coinvolti, ci sarebbe da ridere.

Purtroppo ad assistere alle curiose piroette contabili tra l’amministrazione e le sue partecipate viene da piangere, perché ci troviamo di fronte a metodi di gestione di servizi pubblici decisamente poco seri”.