Ornella Vanoni, nata a Milano il 22 settembre 1934 è scomparsa nella serata di ieri a 91 anni nella sua abitazione. Cantante, attrice e presenza iconica della musica leggera, Vanoni ha saputo attraversare quasi settant’anni di storia con uno stile e un carisma unico nel suo genere.
La vita artistica di Ornella Vanoni è legata in modo indissolubile a Sanremo. Il Festival è stato infatti il palcoscenico che più di ogni altro ha contribuito alla sua definitiva consacrazione. La cantante ha partecipato complessivamente a otto edizioni, la prima nel 1965 e l’ultima come concorrente nel 2018 con il brano ‘Imparare ad amarsi’.
La sua partecipazione più celebre resta quella del 1968, quando con ‘Casa bianca’ ottenne il secondo posto, uno dei momenti più alti della sua presenza al Festival. Già l’anno precedente, nel 1967, aveva lasciato un segno importante con ‘La musica è finita’, arrivata quarta, e nel 1970 tornò nuovamente vicino al podio con ‘Eternità’, che ottenne lo stesso risultato. Anche nel 1999 raggiunse il quarto posto con ‘Alberi’, un ritorno di grande eleganza che contribuì alla definizione del suo mito. In quella stessa edizione, Vanoni divenne la prima artista nella storia a ricevere il Premio Città di Sanremo alla carriera, riconoscimento che le venne attribuito per il ruolo determinante avuto nell’evoluzione del Festival e della canzone italiana.
Il suo legame con Sanremo non si è però interrotto con gli anni. Nel 2021 tornò sul palco insieme a Francesco Gabbani con il brano ‘Un sorriso dentro al pianto’. Nel 2023 fu nuovamente accolta all’Ariston per una partecipazione speciale, ricevendo un omaggio da Amadeus che celebrò la sua importanza nella storia del Festival.
La carriera della cantante è stata vastissima: oltre cento lavori pubblicati, cinquanta milioni di dischi venduti, esperienze nel teatro, nel cinema e in televisione. L’incontro con Gino Paoli, con cui visse una storia d’amore intensa e travagliata, fu artisticamente decisivo e diede vita a brani intramontabili come ‘Senza fine’ e ‘Che cosa c’è’, oltre al suo primo grande successo commerciale, ‘Cercami’. Negli anni Settanta si aprì alla musica brasiliana, trovando in Toquinho e Vinícius de Moraes una sintonia creativa che portò alla nascita di un album considerato ancora oggi un capolavoro, ‘La voglia, la pazzia, l’incoscienza, l’allegria’, incluso tra i dischi italiani più importanti di sempre.
Accanto alla musica, Vanoni ha sempre vissuto con una libertà personale che l’ha resa un personaggio unico, capace di provocare, sorprendere e restare fedele a sé stessa. Emblematica, in questo senso, la sua ultima ironica provocazione: ‘Intitolatemi un’aiuola’. Una frase che sintetizza il suo spirito, la sua autoironia e la sua capacità di alleggerire anche i temi più complessi con un sorriso disarmante.








