Il Coordinamento imperiese per lâAcqua Pubblica (Cimap) commenta le ultime vicende che stanno interessando Rivieracqua, la societĂ creata a seguito del referendum per l’acqua pubblica con lo scopo di gestire il servizio idrico nella provincia di Imperia.
Nel comunicato inviato alla redazione di Riviera Time si legge:Â
“Pare del tutto evidente che non si vuole far procedere lâattivitĂ di Rivieracqua, lâunica societĂ ad avere la concessione del servizio idrico in Provincia.
Da una parte le societĂ dichiarate decadute dal 2012, in testa AMAT e AIGA, che nonostante non abbiano piĂč lâaffidamento della gestione del servizio e seguitino a farlo solo per garantirne la continuitĂ , cercano di non mollare lâosso adducendo nuovamente un ricorso al Tar.
Ricordiamo giĂ un pronunciamento del Tar della Liguria nel maggio 2014 che ha dichiarato illegittimi gli affidamenti delle gestioni di AMAT, AIGA e Acquedotto di Savona e successivamente la sentenza del Consiglio di Stato nellâottobre dello stesso anno.
Probabilmente lecitamente, poichĂ© la vocazione di aziende che sottostanno alle regole del mercato Ú di âcreare valore per gli azionistiâ. Basti pensare che IREN, una delle maggiori aziende multiservizio quotate in borsa, Ăš socio privato al 48% e 49% in entrambe le societĂ del territorio.
Dallâaltra parte, la vecchia politica ed alcuni importanti amministratori comunali remano contro e tessono, oramai neanche piĂč celatamente, piani alternativi, con un modello gestionale illegittimo, che non prevede di fare confluire le societĂ ormai decadute, nella societĂ consortile dei Comuni della Provincia di Imperia, Rivieracqua.
In primis, Ăš evidente che un assetto di gestione che prevedesse il mantenimento delle societĂ esistenti  non sarebbe assolutamente in linea con lâesito referendario del 2011, poichĂ© non produrrebbe servizi pubblici essenziali fuori dalle logiche del profitto.
In particolare, lâacquisizione delle societĂ esistenti da parte di Rivieracqua, faciliterebbe il processo in atto e favorirebbe un rapido raggiungimento della tariffa unica. Tariffe che, spesso oggetto di mistificazione, esose ed in palese violazione referendaria, continuano ad includere diverse voci riconducibili al profitto.
Va anche detto che se non vi fossero stati ritardi nelle cessioni delle gestioni comunali, non fossero state stipulate convenzioni con i Comuni non sempre omogenee, lâattuale situazione debitoria di Rivieracqua, che comunque comprende anche un serie dâinvestimenti riconducibili alla gestione del servizio, sarebbe certamente meno gravosa.
La gestione del servizio idrico che vogliamo Ú quella contenuta nella proposta di legge in discussione in Commissione parlamentare alla Camera, testo ulteriormente aggiornato della proposta dâiniziativa popolare presentata nel 2007 dal Forum Italiano dei Movimenti per lâAcqua, che si pone lâobiettivo di sancire in Italia il riconoscimento del diritto allâacqua come diritto umano universale garantendo a tutti i cittadini un quantitativo minimo vitale giornaliero, definendo tariffe eque, non volte al profitto e che garantiscano gli investimenti infrastrutturali, attuando concretamente la volontĂ popolare espressa nei referendum del 2011.
La nuova legge, affidando la gestione del servizio ad aziende giuridicamente pubbliche (aziende speciali e aziende speciali consortili), produrrĂ un modello di gestione dellâacqua innovativo, efficiente, democratico e partecipato, un servizio industriale rispettoso dell’ambiente, dei diritti degli utenti e dei lavoratori, con un sistema di finanziamento basato sulla fiscalitĂ generale, su un meccanismo tariffario equo e sul sostegno finanziario della Cassa Depositi e Prestiti, se riprendesse a finanziare gli investimenti pubblici locali con tassi agevolati, rendendo il servizio idrico pubblico ed essenziale: un diritto garantito dallo Stato, come lâistruzione e la salute.”