Lontano dai riflettori sta scoppiando un vero e proprio caso politico questa mattina nella Provincia di Imperia. Una vicenda che sta facendo indignare molti sindaci e amministratori.

Esponenti locali vicini all’ex ministro e sindaco di Imperia Claudio Scajola stanno chiamando in queste ore i sindaci del Ponente per raccogliere firme per la candidatura dello stesso Scajola alla carica di presidente della Provincia.

L’11 maggio i sindaci e i consiglieri del Ponente ligure voteranno per il nuovo presidente e per il rinnovo del Consiglio provinciale. Entro il 21 aprile dovranno essere consegnate le liste. Solo i sindaci non in scadenza nei prossimi 12 mesi potranno essere candidati alla presidenza e, votando prima delle amministrative del 26 maggio, 30 sindaci della Provincia sono stati tagliati fuori.

Stando a diverse fonti, chi starebbe contattando i sindaci starebbe affermando che la candidatura di Scajola è univoca e appoggiata dagli esponenti dei principali comuni del Ponente. Cosa che, però, non sembrerebbe reale.

Nelle scorse settimane sono avvenuti numerosi incontri tra alcuni sindaci per giungere effettivamente a un progetto unitario, basato sui temi (acqua, rifiuti, scuole, ecc). Un progetto che metta d’accordo tutti al fine di trovare un nome condiviso da presentare. Trattative che però non si sono ancora concluse.

Già da tempo Riviera Time ha rivelato che l’ex ministro Claudio Scajola punta alla presidenza, nonostante le sue smentite. Una candidatura che però non andrebbe bene a diversi esponenti politici e a diversi sindaci che si sarebbero compattati per trovare un’alternativa che possa unire entrambi gli schieramenti.

L’ultimo nome che circolava nei giorni scorsi era quello del sindaco di Taggia, Mario Conio. Domani ci sarebbe dovuto essere un ennesimo incontro per valutare questa opzione, ma l’accelerata di Scajola e del suo gruppo è stata letta da molti come una risposta chiara: non ci sono più termini di confronto.

Il primo cittadino di Imperia sembra quindi deciso ad andare avanti per la sua strada mettendo da parte l’opzione di un progetto condiviso. Contattato da Riviera Time minimizza la questione dichiarando: “Stiamo raccogliendo le firme per capire meglio la volontà dei sindaci. Ieri ho dato la mia disponibilità a candidarmi, un grande sacrificio, ma sono in molti ad avermelo chiesto al fine di affrontare e trovare una soluzione ai temi importanti del nostro territorio.”

Un discorso simile a quello già sentito alle scorse amministrative nel comune di Imperia.

Alla domanda su chi sarebbero queste tante persone ad averglielo chiesto Scajola non risponde. Non risponde neanche ad un’altra domanda: se è un sacrificio perché sta sondando la sua candidatura invece di lavorare con gli altri sindaci della Provincia per un candidato unitario?

Al riguardo dichiara solamente: “Sono stato invitato a un pranzo al quale hanno partecipato anche i sindaci Biancheri, Conio e Ioculano. Questo è accaduto il 5 aprile, poi nessuno mi ha più detto nulla. Sabato prossimo bisogna presentare le liste, non si può più attendere.”

Ha poi tagliato corto dichiarando: “Mercoledì dirò ufficialmente se mi candido alla presidenze oppure no.”

Stando però alle dichiarazioni che circolano ormai da tempo, Claudio Scajola avrebbe imposto numerosi veti sui nomi proposti durante le trattative: ultimo veto sarebbe proprio quello su Mario Conio.

Se così fosse sembrerebbe che la volontà di trovare un terreno comune non ci sia mai realmente stata.

A questo punto è difficile capire come evolverà la situazione nei prossimi giorni. Il Partito Democratico ha già ufficialmente dichiarato ai mezzi stampa che avrebbero accettato solo ed esclusivamente il candidato di un progetto condiviso e nato dalla volontà di tutti i sindaci della Provincia. In caso contrario presenteranno una loro lista e un loro candidato: Domenico Abbo, sindaco di Lucinasco.

Si potrebbe, quindi, andare verso un’elezione a due o tre candidati. Scajola, Abbo e un terzo candidato alla presidenza che andrebbe a riunire i sindaci e i consiglieri non disposti ad aderire al gruppo dell’ex ministro.

A quel punto, però, non è detto che possano nuovamente cambiare le carte in tavola. La raccolta delle firme servirà anche per “contarsi” e valutare l’effettiva possibilità di spuntarla alle elezioni dell’11 maggio.