Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una nostra lettrice, futura mamma, che denuncia le difficoltà incontrate con il sistema sanitario provinciale. Tra prenotazioni impossibili, esami urgenti da effettuare a decine di chilometri di distanza e tempi di attesa incompatibili con la finalità stessa dei test, la sua testimonianza mette in luce ciò che molte donne in gravidanza potrebbero affrontare nell’imperiese.
“Scrivo questa lettera spinta da un profondo senso di frustrazione, non solo come cittadina, ma come futura madre che si scontra con un sistema sanitario che sembra aver dimenticato la sua missione principale: tutelare la vita e la salute.
Si parla tanto di natalità, di sostegno alle famiglie e di tutela della maternità. Ma qual è la realtà quotidiana in provincia di Imperia? La realtà è che una donna incinta, per poter effettuare esami fondamentali e urgenti per la salute del proprio bambino, deve trasformarsi in una “viaggiatrice della speranza” o, in alternativa, deve avere il portafoglio gonfio.
Ho vissuto in prima persona l’assurdità di non trovare posto per il Bi-test né a Imperia né a Sanremo. Sono stata costretta a recarmi a Savona per un esame che ha una finestra temporale strettissima. Per poterlo fare, io e mio marito siamo stati costretti a prendere entrambi un permesso giornaliero dal lavoro, poiché l’unico posto disponibile in tutta la zona era di venerdì alle ore 12:00 a Savona. Un’intera giornata di lavoro persa e chilometri di autostrada solo per veder garantito un diritto che dovrebbe essere agevolato vicino a casa. Come se non bastasse mi è stato comunicato che dovrò ritirare il referto cartaceo personalmente a Savona dopo ben 20 giorni. Tale tempistica è del tutto incompatibile con la finalità dell’esame stesso (che deve permettere interventi tempestivi in caso di anomalie). Questi ritardi ci hanno costretto ad effettuare un test genetico urgente del costo di 700€.
E la beffa non finisce qui: nel 2025, in un’era di digitalizzazione spinta, le ASL liguri non si parlano. Dovrò tornare fisicamente a Savona solo per ritirare un pezzo di carta, con un referto pronto dopo 20 giorni: un’eternità se si considera che quegli esami servono a individuare tempestivamente eventuali problematiche.
Ma il peggio è arrivato con la prenotazione dell’ecografia morfologica, (richiesta di prenotazione il 23/12) quella che valuta l’accrescimento del bambino. Nel periodo previsto (8-20 febbraio), l’ASL1 non ha un solo buco disponibile. La risposta implicita del sistema è: “Se vuoi sapere come sta tuo figlio, vai nel privato e paga”.
Mi chiedo, e chiedo pubblicamente ai dirigenti dell’ASL1 Imperiese: la sanità è ancora pubblica in questa provincia? A cosa servono i piani aziendali e i ruoli dirigenziali se non si garantiscono neanche i Livelli Essenziali di Assistenza per le donne in attesa? È accettabile che il diritto alla salute dipenda dalla disponibilità economica, dalla fortuna o dalla possibilità di sacrificare giornate di lavoro per spostarsi di chilometri?
La mia non è solo una protesta personale. È la voce di tante donne che restano in silenzio, che subiscono lo stress di prenotazioni impossibili e che si sentono abbandonate dalle istituzioni nel momento più delicato della loro vita.
Chiedo che le istituzioni escano dai loro uffici e spieghino perché il “Percorso Nascita” nell’imperiese sia diventato un percorso a ostacoli. Aspettare un bambino dovrebbe essere un momento di gioia e serenità, non una battaglia burocratica contro un sistema che sembra fare di tutto per scoraggiarti”.








