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Il Chiostro degli Agostiniani di Pieve di Teco torna al centro dell’attenzione grazie all’impegno del FAI e del comitato Madonna dei Fanghi. A raccontare questo percorso è Simona Savona, membro del comitato, che ricorda come tutto sia nato dalla sorprendente partecipazione della cittadinanza alla raccolta firme “Luoghi del Cuore FAI“.

“Le firme raccolte sono state inaspettatamente tantissime grazie ai cittadini e alle scuole del territorio”, spiega Savona. Precisamente 4.641 firme, le quali hanno permesso di presentare un progetto concreto per la valorizzazione del complesso.

Una storia lunga secoli

Il chiostro, tra i più grandi del Ponente ligure, ha origini antiche: “La chiesa e il convento risalgono al 1471, mentre il chiostro arriva successivamente”, racconta Savona.

Nel tempo la struttura ha ospitato agostiniani, militari napoleonici, il battaglione alpino Pieve di Teco, un orfanotrofio e, dagli anni Settanta, l’Istituto Ruffini. Ma non sono mancati periodi difficili: durante il boom industriale, la parte della chiesa attigua fu addirittura trasformata in un deposito industriale, con muri e paratie costruiti all’interno degli spazi sacri.

“È stato un periodo buio che ha lasciato danni profondi”, ricorda Savona.

La rinascita

Dal 2012, dopo la chiusura dell’istituto scolastico, il complesso è rimasto chiuso. Nel 2022, con le Giornate d’Autunno del FAI fu riaperto. La rinascita straordinaria del chiostro richiamò un gran numero di visitatori, compresi anche gli ex studenti e i professori che qui insegnarono.

“Tantissime persone sono rimaste stupite nel trovare un chiostro medievale che non sapevano esistesse”, afferma Savona. Da quel momento l’amministrazione comunale ha iniziato a investire nuovamente nello spazio, promuovendo cene medievali, rievocazioni storiche, concerti e ospitando artiste internazionali in residenza.

“Incipe in Luce”: accendere ciò che era spento

Il progetto candidato ai Luoghi del Cuore è stato chiamato “Incipe in Luce“. L’obiettivo è realizzare una illuminazione artistica che valorizzi gli elementi architettonici del chiostro e renda possibile organizzare eventi anche in notturna. “L’abbiamo chiamato così per riaccendere una luce che da tanto tempo era spenta”, spiega Savona. Oltre alla funzione pratica, la luce assume quindi un valore simbolico: ridare visibilità a un luogo “unico e importante per l’entroterra ligure”.

Nel video servizio a inizio articolo l’intervista completa a Simona Savona.