ANIMA – Movimento Civico di Sanremo esprime forti perplessità in merito alla proposta di riforma della sanità regionale presentata da Regione Liguria. “I dati parlano chiaro: pronto soccorso sovraccarichi, liste d’attesa interminabili, personale insufficiente e disuguaglianze territoriali sempre più marcate”, esordisce il movimento. “Per il Ponente ligure rimane inoltre irrisolto il delicato nodo del Centro Nascite di Sanremo, che nella riforma non trova risposte”.
“La proposta attuale”, dichiara il portavoce Ninetto Sindoni, “non nasce da un confronto reale con chi la sanità la vive ogni giorno: medici, infermieri, operatori, sindacati e cittadini. Senza questo dialogo, qualsiasi riforma rischia di ridursi a un esercizio amministrativo privo di radicamento nella realtà”.
ANIMA ritiene che la sanità ligure non abbia bisogno dell’ennesimo “nuovo manager” chiamato a perseguire business plan regionali, ma di attenzione concreta ai territori più fragili, dove l’età media elevata richiede servizi e professionalità più strutturate.
“La riforma non indica come aumentare il numero di medici e infermieri, né come arginare la vera emergenza: la fuga dei professionisti verso regioni che garantiscono maggiori tutele, migliori condizioni e incentivi reali. Restano inoltre poco chiari il futuro del personale amministrativo, la strategia per azzerare le liste d’attesa e le modalità di gestione dei servizi nelle aree periferiche”, prosegue Ninetto Sindoni. “La Liguria è una regione unica, stretta tra mare e montagne, con valli difficili da raggiungere e comunità sparse. Accorpare cinque ASL in un’unica struttura o pensare di crearne una unica per Imperia e Savona significa rischiare di perdere il rapporto diretto con i territori: significa rendere ancora più periferica la periferia”.
“Nel Ponente le difficoltà sono evidenti: mancanza di specialisti negli ambulatori, paesi dell’entroterra che rischiano di perdere il medico di base, spostamenti difficili soprattutto per gli anziani, trasporto pubblico insufficiente e progressivo aumento del ricorso alla sanità privata. Inoltre, la riforma non dice nulla sul nuovo ospedale unico di Taggia, potenziale soluzione definitiva per il Ponente, ma invece di rilanciarlo vengono distratti i fondi già stanziati verso altre zone. Infine, unificare su Genova tutti i concorsi per i dirigenti medici e il personale del comparto creerebbe più che mai uno scollamento tra le esigenze dei territori e la pianificazione dei servizi imposta da una direzione generale centralizzata su Genova”, sottolinea il portavoce.
ANIMA evidenzia che questa riforma corre lo stesso rischio già vissuto con altre partecipate regionali: la perdita del contatto con la realtà locale e la trasformazione di un servizio pubblico essenziale in una macchina burocratica distante dai cittadini. Ma la sanità – come la sicurezza – è un diritto fondamentale e deve essere garantita sia nella qualità che nella quantità delle prestazioni. ANIMA sostiene la necessità di rendere più efficiente la spesa pubblica, ma mai a discapito dei servizi.
“Per questo chiediamo alla Regione e in particolare al presidente Bucci di aprire un vero tavolo di confronto, ascoltando chi ogni giorno fa funzionare il sistema sanitario e valutando con trasparenza i reali benefici, anche finanziari, della riforma proposta”, conclude.
ANIMA continuerà a difendere con determinazione il diritto alla cura dei cittadini del Ponente ligure, senza eccezioni e senza arretrare di un passo.








