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C’è un filo invisibile che unisce le parole di una volta ai gesti di un tempo. Un filo che Giannetto Novaro, castellotto doc e memoria preziosa del nostro territorio, continua a intrecciare nelle lezioni ‘du nosciu dialettu, momenti in cui il passato torna a parlare con la voce dei tempi passati. Protagonista di oggi è Pèrde u rumán‘, perdere il romano, che nel linguaggio popolare significa perdere il contrappeso.

‘Pèrde u rumán’ – La spiegazione di Giannetto Novaro

“Perdere il romano, cioè perdere il contrappeso. Anticamente le bilance non erano elettroniche come oggi, ma funzionavano grazie a piatti e contrappesi che si muovevano attorno a un fulcro. Nei negozi si usavano bilance a due piatti, ma esisteva anche la ‘stadéra‘, molto diffusa tra le pescivendole ambulanti: una bilancia leggera, con un solo piatto e un’asta metallica, lo stilo, con due bracci di lunghezza diversa. Sul braccio più corto pendeva la merce, mentre su quello più lungo scorreva un contrappeso chiamato ‘rumánromano – così chiamato perché nelle prime bilance questo peso rappresentava il busto di un imperatore romano”, ha spiegato ai nostri microfoni Giannetto Novaro.

Quando la bilancia trovava l’equilibrio, lo stilo si posava in posizione orizzontale e si leggeva il peso. “Ma una ‘stadèra‘ senza ‘rumán‘ era inutile – ha raccontato Novaro con un sorriso – e da qui nasce l’espressione ‘Pèrde u rumán‘. E così, per analogia, quando diciamo di qualcuno che ha perso ‘u rumán‘, intendiamo che ha perso il suo equilibrio, la sua misura, le facoltà, l’intelligenza che possedeva un tempo proprio come una bilancia senza contrappeso”.

Un modo di dire che nasconde una riflessione più profonda. “Succede a molti, con l’età, ma l’importante è non scoraggiarsi, reagire e continuare a vivere serenamente, anche se magari non abbiamo più ‘u rumán‘ di una volta. Anche senza quel contrappeso possiamo restare in equilibrio, vivere sereni, trovare il nostro modo di stare dritti nel mondo”, ha concluso.

La spiegazione integrale di Giannetto Novaro nel video-servizio a inizio articolo.