Genova, spiace dirlo, ma per molti residenti del Ponente, chi ha radici nella Riviera dei fiori e da qualche tempo pensava, si illudeva (?) fosse cambiata, si sta ricredendo: Genova continuerebbe ad essere “Matrigna”. A torto, a ragione “come prima, più di prima”? A sollevare dubbi, allontanare certezze, ipotesi è un annoso e serissimo problema. Prioritario che interessa tutti e che chi avrebbe dovuto risolverlo, o almeno migliorarlo, da anni continua, purtroppo, a rivelarsi incapace: la salute pubblica, la sanità.
I suonatori, chi amministra, governa la cosa pubblica, cambiano, ma la musica purtroppo non solo rimane la stessa, ma peggiora giorno dopo giorno. Genova è detta la “Superba”. Un aggettivo che ha due significati, uno positivo che si riferisce a qualcosa di bello, perfetto, splendido; l’altro negativo: arrogante, ineducato, superbo, incapace di mantenere la parola data.
Sotto i riflettori dei rumor questa volta ci sono il vertice della Regione, il presidente e governatore della Liguria Marco Bucci ed un’opera fondamentale per l’intera provincia di Imperia, per residenti e turisti: il nuovo ospedale di Taggia. Una struttura diventata da tempo indispensabile come l’aria che si respira. Che chi governa, amministra, destra, sinistra, centro, bianchi, rossi, neri, grigi, gialli in campagna elettorale giura, promette che farà, ma che purtroppo nessuno di chi legge quest’articolo, rischia di non vedere realizzata, costruita e funzionante.
L’Inail da alcuni anni ha messo a disposizione per la costruzione di questa fondamentale e necessaria struttura di pronto soccorso e cure sanitarie inizialmente ben 371 milioni 844mila euro. Cifra, visto l’immobilismo ed i ritardi liguri in atto e la necessità di aiutare economicamente altre emergenze, nel caso specifico il nuovo Galliera di Genova, la cifra a disposizione è così diminuita di 15 milioni, scendendo a 356 milioni e 844mila euro. Prossimamente l’Inail potrebbe avere bisogno di altri milioni e, visto le criticità, i contrattempi che stanno emergendo per il nuovo ospedale di Taggia, l’allontanarsi del colpo di piccone dell’inizio lavori nella piana di Valle Argentina, quasi fronte mare, zona baricentrica della provincia di Imperia, ad ovest, lato ponente confinante con la Francia, Costa Azzurra, Montecarlo, ben servita da ferrovia, autostrada, Aurelia bis, ciclabile, spazi per parcheggi, elisoccorso ed altro, il capitale destinato potrebbe diminuire in maniera preoccupante.
A Taggia mancherebbero i fondi necessari per la gara d’appalto europea, che sono a carico dell’Asl1 Sanremo-Imperia, quindi di competenza della Regione. L’assurdo, se vero, è che servirebbero per eliminare questo step proprio 15 milioni, cifra che meno di un mese fa, dopo sopralluoghi ed incontri nell’entroterra imperiese con sindaci, autorità e personalità del ponente, sarebbe stata garantita verbalmente proprio dal presidente Bucci. Vero, falso? Che l’Asl1, come tantissime altre Asl nazionali sia in rosso, non è un mistero. La cosa grave è che avendo debiti non ha possibilità di fare mutui. Maria Elena Galbusera, che presiede, dirige l’Asl1, prima di firmare contratti giustamente chiederebbe dovute garanzie.
Silvio Falco, ex direttore dell’Asl1, dimessosi non condividendo operazioni e decisioni riguardanti l’ospedale Saint Charles di Bordighera dell’allora presidente della Regione, Toti, successivamente coinvolto e processato per lo scandalo del porto di Genova, oggi in qualità di commissario straordinario amministrativo, nominato proprio dal presidente Bucci, per la realizzazione del nuovo e grande ospedale provinciale di Taggia, corre voce che abbia informato l’attuale governatore della Liguria che i 15 milioni di costo progettazione potrebbero essere pagati a rate in 3 anni, dalla Regione, 5 milioni l’anno. Certamente in corso d’opera serviranno altri aiuti, si parla dai 50 ai 100 milioni di competenza regionale per varie strutture al momento non garantite dal ministero della Salute.
Visto però che Sanremo-Imperia godono di un senatore, l’avvocato Gianni Berrino (Meloni FdI), che la Regione ha ben tre assessori imperiesi di grosso calibro a partire dal vicepresidente Alessandro Piana (Lega), Marco Scajola (FI), Luca Lombardi (FdI), un presidente della Provincia, Claudio Scajola, pluriministro di Berlusconi, tutto è possibile. Soprattutto se l’operazione non solo è giusta, ma necessaria ed indispensabile come questa: garantire ai cittadini, alla popolazione, a tutti, italiani e stranieri, poveri e ricchi, una struttura sanitaria, un ospedale, medici, personale dove si entra malati, bisognosi di cure e si esce sani. Guariti. Meglio di prima. Nessuno fa miracoli, nessuno deve fare disastri.
I sindaci, tutti gli interessati, a partire da Taggia, Mario Conio, che ha compiti pesanti come gli espropri che sono più di 100, per arrivare a Sanremo, Alessandro Mager, Ventimiglia, Flavio Di Muro, Imperia, Claudio Scajola e al sindaco del più piccolo dei 66 Comuni, Montegrosso Pian Latte, 107 abitanti, Marco Ferrari devono collaborare sul serio. Stop a furbate, risolvere insieme, in armonia i vari problemi che s’incontrano, economici, tecnici, politici, umani nell’esclusivo ed unico interesse comune. Per una volta, se mai capitato, prevalga su tutto e tutti il buon senso.
Insomma basta “Genova Matrigna”, stop a “Genova la Superba”, non siamo più nel 1358 quando Francesco Petrarca scrisse di lei “Vedrai una città regale”. O “matrigna” perché ha dimenticato figli illustri come Montale, Niccolò Paganini preferendo a lui intitolare il Teatro dell’Opera di Genova a Carlo Felice, re di Sardegna, per non parlare di Cristoforo Colombo. Più recentemente del regista Pietro Germi o Fabrizio De Andrè. In certi scritti dell’antichità il nome Genova deriverebbe da “Geneu”, che significherebbe “ginocchio”, altri “bocca”. Tra le più curiose la protezione del dio Giano, la divinità con due facce, una guardava a sud, il mare, l’altra a nord, i monti, una il passato, l’altra il futuro. Due facce, come nelle monete e visto che Genova quando si parla di palanche, non a caso è stata una delle più importanti repubbliche marinare, tra le prime e principali banche e non ha mai perso il vizio o il pregio degli affari avere due facce, due sponde, due possibilità, davvero non guasta. Attenzione però da che mondo è mondo, poi adesso con l’AI, che la parola, la stretta di mano valgono un fico stra-secco, il tempo più che mai significa denaro. Forse non guasta ricordare che, non molto tempo fa, anche Papa Francesco ha detto che “il denaro è lo sterco del diavolo”.