Con 18 voti a favore (maggioranza) e 11 contrari, il Consiglio regionale della Liguria ha approvato il disegno di legge 17, “Modifiche alla legge regionale statutaria 3 maggio 2005, n. 1 (Statuto della Regione Liguria)”.
Il provvedimento era stato approvato, in prima lettura, dal Consiglio regionale nella seduta del 17 giugno scorso con il voto favorevole dei gruppi di maggioranza e, secondo le disposizioni statutarie, la stessa versione doveva essere nuovamente sottoposta all’esame dell’Aula ad un intervallo di tempo non inferiore a due mesi.
La modifica introduce la facoltà di delega dell’esercizio della rappresentanza in giudizio, attualmente in capo al presidente della Giunta, anche al vicepresidente o, in sua assenza, al segretario generale o al direttore generale. Viene inserita anche la facoltà del presidente di delegare l’esercizio di alcune funzioni per affari determinati o compiti circoscritti, anche temporalmente, ai componenti della Giunta.
Relativamente al numero massimo degli assessori (attualmente in Regione Liguria è di 7), viene precisato che il numero massimo dovrà comunque essere definito dalla legge statale; questa modifica consente l’immediato recepimento, senza necessità di ulteriori modifiche statutarie, delle leggi statali sulla materia.
Nel provvedimento viene ribadito che l’Assemblea legislativa è composta da non più di trenta consiglieri, oltre al presidente della Giunta, precisando che questa soglia può essere modificata qualora sia consentito dalla legge statale; in questo caso, le modifiche saranno adottate a partire dalla legislatura successiva a quella in cui entra in vigore la legge statale e previa una adeguata modifica dell’attuale legge elettorale regionale.
Viene inserita espressamente nello Statuto la disciplina della prorogatio delle funzioni della giunta regionale in caso di scadenza, naturale o anticipata, della legislatura, analogamente a quanto già previsto per il Consiglio regionale. Nel provvedimento, infine, è precisato che, in caso di dimissioni volontarie, impedimento permanente o morte del presidente della Regione, le funzioni del presidente sono esercitate dal vicepresidente.
Entro tre mesi dalla data di pubblicazione della deliberazione legislativa che modifica lo Statuto, un cinquantesimo degli elettori della Regione o un quinto dei componenti dell’Assemblea legislativa possono richiedere che questa sia sottoposta a referendum popolare. La deliberazione legislativa sottoposta a referendum non è promulgata se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi. L’eventuale referendum deve svolgersi entro sei mesi dalla richiesta. Nel caso in cui il Governo abbia promosso la questione di legittimità costituzionale, il referendum ha luogo successivamente alla decisione del giudice costituzionale.
Il presidente della I Commissione Affari generali, istituzionali e bilancio, Alessandro Bozzano, nella relazione di maggioranza ha illustrato gli aspetti più importanti del provvedimento spiegandone le finalità. “Viene introdotto – ha precisato – un esplicito riferimento al numero massimo degli assessori e dei consiglieri regionali consentito dalla normativa statale; in tal modo, le eventuali modifiche introdotte dalle leggi statali di coordinamento della finanza pubblica, che dovessero variare, in aumento o in diminuzione, il numero massimo degli assessori e dei consiglieri regionali, si applicheranno automaticamente, senza necessità di ulteriori modifiche statutarie”.
Il presidente Bozzano ha spiegato anche le altre novità relative all’esercizio della rappresentanza in giudizio della Regione al vicepresidente, alle deleghe per alcune funzioni e sulla proroga dei poteri del presidente e della Giunta regionale.
Stefano Giordano (Movimento 5 Stelle) ha esposto la relazione di minoranza esprimendo forti critiche sul disegno di legge. “Queste modifiche rischiano di alterare profondamente l’equilibrio dei poteri nella nostra Regione. Non parliamo di riforme nate per rafforzare la democrazia o per dare più voce ai cittadini: si tratta – ha detto – di interventi che concentrano sempre più potere nelle mani del presidente della Giunta, riducendo ruolo e peso del Consiglio”.
Secondo il consigliere, “non si può accettare un modello che svuota il Consiglio e che trasforma la nostra democrazia in una facciata”. Stefano Giordano ha concluso con un appello a tutti i gruppi consiliari: “Chiediamo a tutte le forze presenti in quest’aula di guardare oltre la contingenza politica e di scegliere la via della responsabilità e della democrazia vera”.
Carola Baruzzo (PD) ha illustrato la relazione di minoranza del gruppo, fortemente critica sul provvedimento. “Tra pochi giorni il Consiglio regionale terrà una seduta solenne per celebrare i 20 anni dello Statuto della Regione Liguria, due decenni di democrazia regionale, – ha esordito – eppure oggi ci troviamo paradossalmente a discutere una modifica unilaterale dello stesso strumento, che dovrebbe rappresentare la carta fondamentale di tutti i liguri, non solo di chi governa”.
Secondo la consigliera, “questa modifica è stata costruita esclusivamente dalla maggioranza, senza coinvolgere l’opposizione, senza un’analisi per migliorare la funzionalità e la rappresentatività dell’ente”. Critiche sono state espresse anche sui poteri conferiti alla Giunta in caso di dimissioni, morte o “altro impedimento” del presidente: “Viene stravolto un principio costituzionale perché, quando un organo elettivo perde la propria legittimazione per dimissioni, morte o impedimento del suo vertice, deve limitarsi agli atti di ordinaria amministrazione fino a quando non viene ripristinata la piena legittimazione democratica”.
Selena Candia (Avs) ha ribadito il parere negativo sul disegno di legge. “Le modifiche proposte configurano un pericoloso accentramento di poteri nelle mani del presidente della Giunta, in contrasto con i principi democratici di trasparenza e controllo istituzionale, in particolare là dove al presidente si consente di delegare ampie funzioni al vicepresidente o ai dirigenti amministrativi senza adeguate garanzie di accountability democratica, rischiando di sottrarre decisioni fondamentali al controllo dell’Assemblea legislativa, compromettendo il ruolo costituzionale del Consiglio regionale”.
Secondo la consigliera, inoltre, la proroga automatica dei poteri introdurrebbe elementi di continuità eccessiva che potrebbero limitare l’alternanza democratica. “Il nostro gruppo ritiene – ha concluso Selena Candia – che queste modifiche allontanino la Regione dai principi di partecipazione democratica e trasparenza istituzionale”.
Dibattito generale e dichiarazioni di voto
Davide Natale (PD) ha criticato le modifiche allo Statuto in quanto “andranno solo ad aprire il balletto delle nomine, che non ha nulla a che vedere con la gestione della cosa pubblica”.
Gianni Pastorino (Andrea Orlando presidente) ha denunciato le ricadute negative delle modifiche sull’equilibrio democratico della gestione regionale e ha rilevato l’assenza di punti fermi su cui costruire l’architettura regionale.
Armando Sanna (PD) ha dichiarato: “Questa modifica dello Statuto non è una priorità rispetto a ben altre problematiche della Liguria” e ha aggiunto che “la Liguria sta arretrando in un quadro politico di precarietà”.
Rocco Invernizzi (FdI) ha ricordato che anche alcuni gruppi di minoranza in Parlamento hanno votato a favore delle modifiche introdotte a livello nazionale che hanno alzato il tetto dei componenti delle giunte regionali. Il consigliere ha annunciato il voto convintamente positivo del gruppo.
Sara Foscolo (Lega Liguria-Salvini) ha ribadito le motivazioni favorevoli al testo già espresse durante la prima lettura del documento nella seduta del 17 giugno: “Aumentare il numero degli assessori – ha puntualizzato – è un modo per dare risposte rapide e concrete ai cittadini liguri e rappresenta, dunque, un valore aggiunto”.
Katia Piccardo (PD) ha rilevato che “viene sminuito il ruolo dei consiglieri regionali e dell’Assemblea nel suo complesso” e ha condiviso le dichiarazioni di Natale sul fatto che la modifica non darà maggiore efficienza all’amministrazione regionale.
Angelo Vaccarezza (FI-Berluconi) ha ricordato che l’amministrazione di centrosinistra guidata da Claudio Burlando aveva 12 assessori e ha sottolineato, come Invernizzi, che in Parlamento le minoranze di centrosinistra si sono espresse a favore dell’innalzamento del tetto massimo degli assessori regionali.