carcere sanremo

Verso la mezzanotte, tre detenuti di origine nordafricana ristretti nella casa circondariale di Valle Armea, a Sanremo, hanno dato vita a una protesta per le condizioni in cui erano detenuti, sembra perché alterati dall’aver bevuto dell’alcool rudimentale ottenuto macerando della frutta in cella. Per motivi futili hanno colpito diversi appartenenti alla polizia penitenziaria, tra cui un ispettore: uno di essi è stato sfregiato con una lametta.

A dare la notizia è il Sindacato autonomo di polizia penitenziaria. “Un grave episodio di violenza che testimonia ancora una volta la tensione in atto nel carcere sanremese. La professionalità degli agenti in servizio ha impedito che la situazione degenerasse ulteriormente, ma la grave situazione vissuta accende i riflettori su una realtà sempre più preoccupante: il crescente numero di eventi critici all’interno degli istituti penitenziari”, evidenzia Vincenzo Tristaino, segretario per la Liguria del Sappe.

“Quanto avvenuto nella notte a Sanremo – prosegue – dimostra quanto alta resti la tensione nelle carceri regionali. Le condizioni lavorative dei poliziotti penitenziari sono da tempo insostenibili, ed è più che mai necessario che il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e il Provveditorato di Torino facciano la loro parte con un corposo scollamento di detenuti di media sicurezza al fine di riportare l’istituto in condizioni almeno dignitose di vivibilità. Ed è ora che la Liguria non dipenda più dal Piemonte ma abbia il suo provveditorato autonomo e indipendente a Genova, in grado di gestire le criticità liguri”, conclude Tristaino.

“Chi aggredisce un poliziotto, un appartenente alle forze dell’ordine, aggredisce lo Stato”, denuncia Donato Capece, segretario generale del Sappe. “Ci attiveremo presso il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria affinché le giuste proteste dei colleghi di Sanremo e di tutta la Liguria trovino attenzione e conseguenti provvedimenti. Il dato oggettivo è che anche questa denuncia ci conferma che la tensione che caratterizza le carceri regionali, al di là di ogni buona intenzione, è costante. Servono interventi urgenti e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario, intervenendo in primis sul regime custodiale aperto. La polizia penitenziaria è veramente stanca di subire quotidianamente gratuite violenze”.

“Rivendichiamo la dotazione del taser per la polizia penitenziaria – evidenzia il leader nazionale del Sappe. – Si riparta da questi gravi fatti per porre fine all’onda lunga dello smantellamento delle politiche di sicurezza dei penitenziari attuato nel passato! Smembrare la sicurezza interna delle carceri con vigilanza dinamica, regime aperto e assenza di polizia penitenziaria ha infatti favorito inevitabilmente gli eventi critici, che sono costanti e continui. E non è certo l’affettività in carcere a favore dei detenuti la priorità di intervento per il sistema carceri”, conclude Capece.