fulvia alberti

Riceviamo e pubblichiamo di seguito la nota stampa della consigliera comunale di Progetto Comune Taggia, Fulvia Alberti.

“La progressiva chiusura dei piccoli negozi nei nostri centri urbani non è solo un tema economico, ma un campanello d’allarme sociale e culturale. Sempre più strade si svuotano, le serrande si abbassano, le vetrine restano spente. Un fenomeno che colpisce anche il nostro territorio, con conseguenze gravi per la qualità della vita nei quartieri e nelle frazioni.

Dietro ogni esercizio che chiude c’è una storia che finisce: quella di chi ha investito tempo, passione e competenze per offrire un servizio di prossimità, per essere presenza quotidiana nel tessuto cittadino. Il commercio di vicinato è presidio di legalità, di sicurezza, di socialità. È un baluardo contro il degrado urbano e contro l’anonimato delle grandi superfici, con la complicazione di cementificazione e impermeabilizzazioni di terreni che implicano i noti problemi idrogeologici.

Farei notare, però, che tutto questo non è accaduto per caso: è stata una scelta politica. Per anni si è promesso che nuovi centri commerciali avrebbero portato più lavoro, sviluppo e modernità. In realtà, in molti casi abbiamo ottenuto solo maggior cementificazione – spesso in aree già fragili dal punto di vista ambientale – e una perdita di valore per i piccoli centri, le frazioni e le attività locali.

Durante la pandemia, quando ci siamo trovati chiusi in casa, sono stati proprio i piccoli negozi, i forni, le botteghe di quartiere a restare aperti e a garantire un servizio essenziale. In quei mesi abbiamo riscoperto la loro importanza. Ma, passata l’emergenza, si è tornati a ignorarli, lasciandoli soli di fronte alla concorrenza spietata della grande distribuzione.

Come Progetto Comune Taggia crediamo che sia giunto il momento di cambiare rotta.

Chiediamo che l’amministrazione comunale assuma un ruolo attivo e lungimirante:

  • promuovendo politiche di sostegno al piccolo commercio e all’artigianato locale;
  • ripensando la mobilità urbana per rendere i quartieri accessibili, vivibili e sicuri;
  • favorendo investimenti in infrastrutture leggere e incentivi per chi decide di aprire o mantenere un’attività sul territorio;
  • contrastando la desertificazione commerciale con azioni concrete e non solo slogan.

È possibile immaginare un modello alternativo, in cui il commercio di prossimità non solo sopravvive, ma torna a essere il cuore pulsante dei nostri paesi e delle nostre comunità.

Per farlo servono volontà politica, ascolto dei cittadini e il coraggio di mettere al centro non il profitto, ma il bene comune”.