Il Comune e il Centro Culturale e Ricreativo di Dolceacqua, sono lieti di annunciare la nuova mostra personale di Giuseppe Fabris che si terrĂ al Castello dei Doria dall’8 agosto al 5 settembre 2021, con inaugurazione su invito il 7 agosto.
La mostra s’intitola âMemoria eterodossaâ ed espone una serie di grandi ritratti di elefanti, piĂč due installazioni site specific. Spiega l’artista: âQueste opere sono nate da un âerroreâ, da tessuti trovati le cui âtextureâ mi hanno suggerito la pelle segnata e vissuta dell’elefante. Da qui l’idea di ritrarre l’elefante e il suo sguardo, quel suo cranio-trofeo che porta con sĂ© le sue preziose e pericolose zanne, pericolose non per gli altri ma per lui stesso. L’elefante ha la stessa longevitĂ dell’uomo ed Ăš uno degli esseri terrestri piĂč antichi, testimone della vita sulla terra. L’elefante Ăš la saggezza, Ăš l’anziano che avanza lento ma sicuro, anche se estremamente fragile. Ă il vecchio saggio, che porta con lui la storia di generazioni, ed Ăš proprio lui che detiene la ricchezza della memoria. PerĂČ la funzionalitĂ del vecchio saggio Ăš la non funzionalitĂ pratica imposta dalla nostra societĂ sempre piĂč avida e malsana. In essa il vecchio saggio Ăš visto come un’inutilitĂ , come un corpo inefficiente che ha anche bisogno di cure. Questi âvecchiâ sono degli errori, degli incidenti di percorso, come i miei elefanti, come me stesso che dipingo, suono, progetto, costruisco situazioni (chiamate troppe volte entertainment) io che quindi non ho una âfunzionalitĂ â produttiva di consumo, io sono quell’elefanteâ.
Questi ritratti di elefanti fissano l’osservatore ponendolo in uno stato particolare di âoggetto indagatoâ. Il critico e filosofo Nicola Davide Angerame, che a partire da questi lavori ha scritto un lungo saggio (in mostra), spiega cosĂŹ questa posizione: âFabris, in quanto uomo e pittore, ha creato una galleria di autoritratti per interposto animale. L’elefante gli serve come specchio per ritrovare una traccia di umanitĂ perduta, smarrita dentro un Occidente che Ăš innanzitutto una posizione esistenziale, un accadere che Ăš il venire all’essere nella forma di un soggetto assoggettato alla propria volontĂ di potenza. Il gesto della pittura serve a svestire i panni del soggetto occidentale, mentre il ritratto Ăš il gesto che l’artista compie come atto di riconoscenza verso il muso dell’animale che si fa volto, verso la maschera inespressiva dell’animale che si fa sguardo. In questo modo, Fabris percorre la via battuta da Rembrandt, quando decide di autoritrarsi nel tempo per trovare conferma di una condizione esistenziale e per scorgere sul proprio volto il senso di una vita posta alla prova degli accadimenti. Fabris sembra compiere la stessa avventura, ma lo fa chiamando in causa l’elefante come alter ego e come anti-egoâ.
La mostra Ăš visitabile secondo gli orari di apertura del castello: tutti i giorni dalle ore 10.00 alle ore 13.30 e dalle ore 14.30 alle ore 18.00. Ultimo ingresso 30 minuti prima della chiusura.
Altre informazioni su www.visitdolceacqua.it e www.culturadolceacqua.it e sulle relative pagine social.